pietra leccese foto LucaBolognese

Pietra leccese foto LucaBolognese

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Pietra leccese

 

La strada che collega Melpignano, Cursi e Maglie, quasi sempre si attraversa tra nuvole di polvere bianca che il vento del Salento fa danzare, dopo averla spolverata dai cumuli di conci bianchi accatastati ai bordi della carreggiata.
Lontano, adagiato su un manto bianco, un capannone e una stradina che si perde  nelle viscere della terra.
Abbandonando la provinciale e seguendo questi labirinti sterrati, ci si addentra in un altro mondo, impolverato e paradossalmente affascinante, dove solo i muretti che delimitano le diverse proprietà, danno il senso della direzione. Allungadosi oltre, si sviluppa un mondo al contrario, cave a cielo aperto, muri che sprofondano fino a cinquanta metri, tutti ben squadrati come a sorreggere fragili appezzamenti di terra rossa.
Lunghe linee verticali, perfettamente parallele, accompagnano lo sguardo nella profondità dello scavo, continuando orizzontali, corrono sul terreno e portano a dei binari, dove un uomo accompagna una macchina che produce un rumore assordante di lame che combattono la roccia con andatura tenace, senza nessuna fretta, a consumare, ad incidere con un taglio verticale prima e con uno orizzontale dopo. Conci prismatici detti “pezzotti” di dimensioni perfettamente identiche, continuano a staccarsi dal terreno come se rassegnati si arrendessero, tutti allineati, pronti ad essere accatastati e trasportati nei laboratori per trasformarsi in capitelli, colonne, fontane, portacenere, tavolini, orologi, lumi, sculture o semplici rivestimenti, lavorati al tornio o dalle mani degli scalpellini.
La pietra leccese, che nel Salento viene chiamata “Leccisu”, è una roccia calcarea che risale al periodo Miocenico, oltre venti milioni di anni fa, formata dal fango marino prosciugato e compresso.
“Leccisu” perché è una formazione rocciosa tipica del Salento.
Questa pietra è utilizzata soprattutto per la sua plasmabilità e facilità di lavorazione e la sua particolarità consiste nella durezza e nella resistenza che crescono con il passare del tempo assumendo una tonalità di colore ambrato simile a quella del miele.
Una pietra gentile con una composizione piuttosto omogenea di carbonato di calcio sotto forma di granuli di calcare, cemento calcistico che nelle diverse miscele, danno origine a differenti qualità della roccia e colorazioni. Le principali sono la pietra paglierina, la bianca e la grigia.
I banchi calcarei superficiali, più morbidi, sono utilizzati per l'estrazione di pietra da utilizzare per realizzare  sculture e decorazioni; dai banchi profondi, di pietra più dura, si estrae il materiale da  impiegare nell'edilizia.
La pietra leccese ha saputo ottenere un riconoscimento artistico che è diventato famoso in ambito internazionale e che oggi ne fa uno degli oggetti più richiesti all’estero per la realizzazione di ville e palazzi.
Una pietra che ha caratterizzato l’architettura del Barocco.
Per rendere il “Leccisu” più resistente alle intemperie, i maestri scultori dell'epoca barocca usavano trattare la roccia con del latte. Il blocco di pietra leccese veniva spugnato o immerso interamente nel liquido; il lattosio, penetrando all'interno delle porosità, creava uno strato impermeabile che preservava la pietra fino a portarla, quasi inalterata, ai giorni nostri.
Generazioni di cosiddetti “zzoccaturi”, ormai sostituiti dalle macchine, hanno estratto con la forza delle proprie braccia, i blocchi di pietra con l'aiuto di antichi, rudimentali attrezzi. Da pochi anni, invece, c’è stata una graduale riscoperta degli scalpellini, soprattutto tra i giovani, legati a metodi tradizionali di lavorazione e di decorazione della pietra, utilizzando i vecchi arnesi quali scalpello, sega, pialla e raspa.
In queste località dove viene estratta, la pietra leccese, rappresenta parte integrante dell’economia locale, considerando che buona parte degli abitanti del paesino sono impegnati chi nell’estrazione, chi nella lavorazione, il trasporto, la vendita.
Continuano a nascere negozietti tipici dove si possono trovare svariati oggetti di pietra leccese lavorati a mano, come capitelli, colonne, fontane, tavolini, lumi, sculture, orologi e portacenere, con prezzi che vanno da poche decine di euro per quest’ultimi, ai venticinque per gli appliques, ai cinquanta per gli orologi, ad arrivare ai tavolini creati con tre elementi che sostengono un cristallo, che vanno dai trecento ad oltre mille euro, sino al costo dei blocchi usati per le sculture che considerando le dimensioni di due-tre metri per un metro e trenta, arrivano a costare intorno ai venti mila euro.



 

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